Circondato da magnifici alberi
“Mi trovo circondata da magnifichi alberi: di pini, di castagneti, di tigli ecc”. Così inizia un tema in un quaderno delle elementari conservato nella Casa-museo della Gente di Lozio.
Questa è stata la medesima sensazione che ho provato io quando ho visitato Lozio e quando ho percorso per la prima volta la strada che da Malegno conduce al paese, continuando poi immerso costantemente nel bosco fino a Ossimo. Una strada che, nell’attraversare il bosco, permette di percepirne le sue svariate forme, ora allontanandosi ora avvicinandosi, restituendo viste panoramiche e immagini ravvicinate.
La forma e l’estensione del bosco cambiano nel tempo. “Qui, fino a quarant’anni fa, era tutto seminato. Il bosco non era così esteso” – mi racconta un anziano contadino che incontro nel mio girovagare – “dov’era pianeggiante c’era frumento, nel resto c’era il pascolo. Poi la gente ha trovato lavoro lontano e se n’è andata”. Il bosco si è appropriato velocemente del terreno lasciato libero dalle cure della civiltà contadina. Allo stesso tempo, gli attrezzi che quella società aveva prodotto nei secoli, con il passaggio alla civiltà tecnologica*, si sono rivelati non più utili e così meritevoli unicamente di essere conservati nei musei.
Il bosco, nel caso di mio interesse, continua a portare i segni che quella cultura aveva su di esso inciso. La massa boscosa viene interrotta dalle cave e quindi tagliata da strade, realizzate per portare a valle i blocchi di marmo che si estraggono dalla montagna. Quando non è la mano dell’uomo a modificare il paesaggio interviene direttamente la natura: “Dieci anni fa c’è stata una tromba d’aria che ha strappato tutti i pini, si vedono ancora i segni”, mi fa notare un altro signore che mi racconta la storia del suo paese. Vaste porzioni di pineta vengono sradicate e sostituite da alberi cedui: così cambia la texture del bosco. Una trama che, a prima vista, appare della stessa delicatezza e fragilità dei merletti realizzati dalle mani sapienti delle donne della Valle. Una storia che si rivela più aspra, cruda e sofferta se osservata con uno sguardo più attento, possibile dopo che la Gente di Lozio ne ha rivelato aspetti a prima vista non percepibili. Tra le cose ed il paesaggio stanno le persone, le stesse che hanno realizzato le une e l’altro.
2010
* “Questi anni in cui siete passati dalla civiltà contadina, nel senso totale, a questa, chiamiamola civiltà tecnologica, ecco, ha portato dei danni, ma ha messo voi nelle condizioni di conoscervi e di decidere per voi.”
Ermanno Olmi, intervistato dal Distretto Culturale di Valle Camonica